Secondo gli ultimi dati dell'Unaids, il programma delle Nazioni Unite contro l'Aids/Hiv, la nazione Arcobaleno è uno dei paesi al mondo più colpiti dall’infezione: sono 5,7 milioni (su una popolazione di 48,7 milioni) i sudafricani contagiati dal virus mentre ogni anno muoiono di Aids in media 350.000 persone (due terzi della mortalità mondiale). E in vista dei mondiali di calcio, in Sudafrica è stata lanciata la più grande campagna di test mai condotta prima: un piano contro l’Aids che punta a sottoporre al test dell'Hiv 15 milioni di sudafricani entro il 2011, e a ridurre il tasso di contagio del 50% entro il prossimo anno. La campagna fornirà farmaci antiretrovirali all'80% dei malati estendendo la profilassi anti Aids anche alle donne vittime di stupro. Un’autentica rivoluzione socio sanitaria di cui abbiamo parlato con il professor Giovanni Capelli, preside della Facoltà di scienze motorie dell’Università di Cassino, medico e igienista.
Il Governo Sudafricano è stato a lungo accusato di aver sottovalutato la portata dell’epidemia d'Aids. Cosa ne pensa della campagna appena lanciata?
"Purtroppo su questa malattia si è sempre arrivati in ritardo. Per anni si è pensato fosse la patologia degli omosessuali, poi quella di tossicodipendenti e prostitute, sottovalutando costantemente il peso dei comportamenti a rischio, tra cui i rapporti sessuali non protetti. In vista del grande transito di persone connesso ai mondiali di calcio e del significativo aumento del turismo sessuale che sempre si accompagna ai grandi eventi, è giusto e doveroso parlare non solo di squadre e gol, ma anche di prevenzione dall'Hiv/Aids".
Il calcio e lo sport in generale, possono promuovere campagne di utilità sociale?
“Lo sport rappresenta una grande leva sulla quale fare sensibilizzazione: è un ottimo vettore per parlare di salute sia perché la promuove direttamente, sia perché può farsi strumento per lanciare messaggi preventivi di altro tipo, come quelli correlati a patologie gravi come l’Aids. In uno dei paesi più colpiti dalla pandemia, i mondiali saranno un'occasione unica per comminare insieme sport, prevenzione e informazione".
Da anni ormai di Aids si parla sempre meno, eppure il silenzio è il suo miglior alleato. Perchè questa scarsa attenzione all'Hiv?
La scoperta dei farmaci antiretrovirali ha segnato un punto di svolta nella storia della pandemia allontanando per sempre lo spettro della morte, e favorendo un decorso più lento della malattia che non ha più i connotati di tragicità di un tempo. L'Aids è diventata meno notiziabile, il ché ha contribuito ad abbassare la guardia sull'infezione e a ridurre la percezione sociale e personale del rischio Hiv. E in una società che si fonda su modelli di fruizione delle relazioni sempre più occasionali e consumistici, a farne le spese saranno sopratutto i giovani, poco informati e con scarse conoscenze in merito".
Segnaliamo che durante i Mondiali di calcio, il dirigente Uisp Daniele Masala, si recherà nelle zone rurali del Mozambico con il Programma Itinerante di Educazione Sanitaria nelle Aree Disagiate, denominanto "CinemArena", promosso dalla Cooperazione Italiana del Ministero degli Affari Esteri. La campagna servirà a diffondere informazioni sulle malattie trasmissibili e sui modi per prevenirle, utilizzando il mezzo cinematografico e la proiezione di partite di calcio.
(S.S.A.)
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